Category Archives: roccia ghiaccio e neve

Castore NoTAV

Faccio un po’ di didascalie…

1. Il Castore (vetta del massiccio del Monte Rosa 4.228 m s.l.m sulla catena Breithorn – Lyskamm – Dufur e spartiacque ITA – SUI) da pochi metri sotto al rifugio Quintino Sella

2. All’alba sulla cresta sud-est, foto presa verso “giu'” con una cordata dietro e i Lyskamm a sinistra. Molto freddo. Molto vento. Il che sulla cresta che vedete non e’ una festa…

3. Salendo, foto presa verso su’ un po’ piu’ tardi, la cresta si allarga un po’. E come al solito piu’ in su’ non c’e’ nessuno…

4. Scendendo, foto presa verso su’. La cosa piu’ pericolosa della salita e’ fatalmente incrociare scendendo le altre cordate che salgono. Notate Sua Maesta’ il Cervino a sx e piu’ a sx ancora il Dent D’Herens (vedi qui) :)

5. [VETTA] La corona imperiale, con il Weisshorn in mezzo

6. [VETTA] Una cordata che sale da Ovest. Dietro di questi c’era uno da solo con cui ci siamo fatti un sacco di coccole e un dialogo surreale:

IO: solo?!
LUI: yeah man. you too?!
IO: yep!
LUI: solo climbing is the best!
IO: only while it lasts
LUI: still the best!

7. [VETTA] Un’infilata di un certo pregio, Polluce, Roccia nera, i Breithorn e sullo sfondo Dent d’Herens, Cervino e Dent Blanche. Mica pizza e fichi… Se questa foto vi suggerisce una traversata in cresta siamo in due. Next time.

8. [VETTA] Castore NoTAV

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DISCLAIMER: non si salgono le montagne da soli. No! Nemmeno con la merda metereologica, tantomeno da soli E con la merda metereologica. Se lo fate e muorite, poi non dite eh l’avevo letto su antisocial che senno’ vi meno.
 

Via “danza provenzale” alla rocca provenzale

Il C.A.Z. in una sua composizione atipica, allargata in fase festaiola e iper-ristretta in fase realizzatoria ha effettuato una trasfertona in val Maira (Piemonte) e per festeggiare il trentesimo genetliaco de “Il Socio” e per realizzare la via di cui in oggetto, suggerita da “La Socia”, che come al solito prima suggerisce e poi nojaltri si pena come degli stronzi :) No worries Socia, ti ci portiamo al piu’ presto!

La rocca provenzale e’ questo belinone di quarzite qui, la foto e’ presa dall’abitato di Chiappera e si vede bene la parete su cui corre la via e la vallata (a dx della rocca) su cui si sviluppa il sentiero d’avvicinamento.

Per la via cito un paio di relazioni, qui e qui (questo ultimo e’ un pdf) che pero’ in effetti non ci hanno DAVVERO soddisfatto, per cui mi permetterei di copincollarne una qui sotto (quella di cuneoclimbing.it) e mi permetterei addirittura di metterci delle note a margine che spero aiuteranno i ripetitori.

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primi salitori: Dino Degiovanni ed Enrico Bruno estate 2001
quota partenza (m.): 1700 circa
sviluppo (m.): 200
tempo di salita: 3 ore
difficoltà: D+ (V+ max)

[NDR: non e’ vero. Il max in libera, e’ 1 passaggio 1, il ristabilimento dopo lo strapiombo di L6, che FORSE era V+ all’epoca della chiodatura, adesso le prese buone chissa’ dove stanno, alla base della via credo, e in libera NON e’ niente di meno di 6a+]

esposizione: E
località partenza: poco sopra Chiappera
punti appoggio: Campeggio “Campo Base” o qualsiasi li’ attorno a Chiappera
periodi dell’anno consigliati: da maggio ad ottobre
materiale: 2 corde da 60, 10 rinvii, qualche friends medio piccolo

ACCESSO STRADALE E AVVICINAMENTO
Da Cuneo fino a Dronero, poi si percorre l’intera Valle Maira fino al suo termine. Arrivati a Chiappera si continua per 2 km circa fino alla partenza del sentiero per il Colle Greguri dove si lascia la macchina (cartello indicatore). Si percorre il sentiero per 30’ circa fino ad individuare la zona di attacco; giunti
ad un ripiano si piega verso sinistra per tracce fino alla base della parete.
La via attacca una decina di metri a sinistra della Bonelli, il primo spit, poco visibile, è posto sopra un tettino obliquo; la prima sosta è a sinistra di un evidente alberello su cui sosta la Bonelli.

[NDR: se non si guarda la foto in cima al pdf linkato lassu’ l’attacco e’ quasi impossibile da immaginare con questa descrizione. Durante l’avvicinamento, affiancando la prima meta’ della parete e’ evidentissimo lo spigolo su cui corre la via “Spigolo di Gaia”, e’ giallo e enorme; “danza provenzale” attacca 10 metri a destra di quello spigolo.]

Nella foto l’itinerario è quello in rosso.

[NDR: la foto e’ quella in cima al pdf di cui sopra]

ROCCIA
Quarzite da buona ad ottima; la presenza di zolle erbose sulla via non disturba più di tanto l’arrampicata.

CHIODATURA
A spit da 10 distanziata, soste su 2 spit con maillon

[NDR: occhio, che la chiodatura e’ distanziata davvero. Io e il socio abbiamo dedotto che la logica del chiodatore e’ stata: “quando e’ facile, il chiodo NON C’E'”. Non “e’ distante”, non c’e’ proprio… Quest’approccio puo’ impressionare i falesisti non tanto sui passaggi ++duri dove i chiodi ci sono (sul crux in strapiombo di L6 ci sono 3 spit in 2 metri…) ma sui passaggi sul IV/V dove bisogna mettere in conto dei runout di 7/8 metri]

DESCRIZIONE

L1 IV+ si sale facilmente una decina di metri su placca a gradoni fino ad un piccolo tettino, poi su placca fino ad una cengetta erbosa; un ultimo murettino con alcune lamette delicate porta in sosta su 2 fix (10 m a sinistra c’è S1 dello Spigolo di Gaia)

[NDR: 30 m. l’ultimo murettino se pur protetto non e’ niente banale.]

L2 V+: si sale la bellissima placca verticale con passaggi tecnici e delicati fino a piegare a destra su cengia erbosa dove è posta la seconda sosta

[NDR: 45 m. che sono tanti. “Piegare a dx.” e’ forse un po’ fuorviante in quanto il tiro e’ praticamente tutto verticale se non un pelo obliquo a sx. meno gli ultimi 3 metri. Questo tiro e’ molto tipico del resto della via: essa non ti molla un secondo. Non esistono 5 metri in cui ti riposi, la continuita’ e’ INCREDIBILE.]

L3 V: si sale il muretto fino ad uno strapiombetto che si supera utilizzando delle lame, poi una delicata placca verso sinistra porta sotto un muretto finale che si supera.

[NDR: 20 m. Che si supera? Come si supera? Boh… :) Bel tiro breve, il cui sviluppo tende a sinistra. Pigliatevi questa buona abitudine: se siete almeno 1 metro sopra all’ultimo chiodo e non vedete il prossimo, alla prima occasione mettete una protezione veloce.]

L4 V+: si attraversa verso sinistra prima facilmente, poi un passaggio verticale protetto bene, infine sempre sulla verticale si vince un muro articolato (possibilità di integrare) e si esce su un comodo ripiano in cui si sosta in comune con la classica Via Bonelli

[NDR: 25 m. Il traversino iniziale e il passaggio verticale che portano ad aggirare il tetto e la magnifica fessura off-width della “Bonelli” sono tosti. Ci stanno 3 chiodi in 10 metri che sembra uno spasso ma se ci arrivate allenati da falesia, sul passaggio verticale vi mettete a piangere. Cuore saldo, dita agili e piedi sicuri, questo passaggio, se lo fate da primi in libera ve lo potete rivendicare con gli amici]

L5 IV+/V: si supera il bombé sopra la sosta, poi fin sotto ad uno strampiobino (chiodatura distanziata), per placche più appoggiate con presenza di qualche zolla d’erba e con chiodatura da ricercare si arriva alla sosta su placca inclinata

[NDR: 50 m. Tantissimi. I 2 strapiombetti sono da azzeccare bene, il problema vero pero’ e’ la caccia al tesoro da fare per trovare i chiodi… Ricordatevi della regola d’oro sulle protezioni rapide]

L6 V+/AO per placca inclinata su giunge sotto un bel strapiombo chiodato vicino che si supera, uscendo su una rampa inclinata ascendente verso destra (attenzione a alcune lame instabili appoggiate) a cui segue un bel muretto verticale ben ammanigliato, poi più facilmente, ma sprotetto si arriva in sosta. E’ probabile che alcune prese che permettevano agevolmente il ristabilimento sullo
strapiombo siano saltate via: i primi salitori hanno gradato la libera in V+.

[NDR: non e’ probabile, e’ sicuro. La libera di ‘sta roba non e’ meno di 6a+. Dopo il cosiddetto muro verticale ammanigliato c’e’ quella che sembra una sosta intermedia. Fatela. Vi permette di far correre meglio le corde proteggendo il secondo che sale sullo strapiombo, Poi da li’ rimane un tirello di 20 metri di III con 2 spit fino alla sosta vera e propria che conclude la via.]

Discesa: In doppia sulla via o si prosegue ancora su terreno da attrezzare fino a raggiungere la normale della Provenzale.

[NDR: fate le doppie. Dalla fine della via ci si cala fino alla sosta sotto allo strapiombo, poi un’altra doppia solo per L5, poi una L4 + L3 (occhio che e’ parecchio diagonale a destra e non mancate la sosta in cima a L2 senno’ siete nella merda. Annodate le corde.) e poi fino alla base, avendo cura di passare a destra (salendo…) dell’alberello e SOLO E SOLTANTO se siete MATEMATICAMENTE CERTI che le corde siano 60 metri, noi siamo arrivati per terra con meno di 2 metri d’avanzo…]

Commenti personali: Piacevole arrampicata con molti passaggi di precisione. La spittatura è abbastanza sportiva, forse troppo considerando che la via per la difficoltà apparentemente bassa, può attirare cordate con poca esperienza. Abbinabile se si è veloci con la vicina Spigolo di Gaia.

[NDR: sono parole sante. Se il vostro grado max tecnico e psicologico e’ il 6a+ in falesia con 1 spit ogni 2 metri occhio che questa via vi mena. Forte.]

Il C.A.Z. alla riscossa!

[Leggete il disclaimer]

Grande exploit del CAZ (Club Alpino Zapatista) in quel della val Cerusa (gia teatro di imprese mica da ridere, tipo questa e questa) e piu’ precisamente nella zona della nuova via Andrea e Paolo di cui segnalo la relazione fatta da uno dei chiodatori nonche’ il topic relativo sul forum di quotazero.

Leggetela bene la relazione che fa il buon Christian Roccati sul suo sito, per almeno 2 motivi:

  1. suddetto Roccati scrive bene e vale la pena farsi un giro sul suo sito e leggersi un po’ della sua roba, sia online che dentro ai suoi libri
  2. la storia della via e’ abbastanza cruciale per capire perche’ e quanto ci teniamo a questo posto.

L’exploit e’ la realizzazione di una variante di questa via, precisamente al terzultimo e al penultimo tiro. Dovessi scriverne la relazione lo farei cosi':

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Variante al terzultimo e penultimo tiro della nuova via Andrea e Paolo – TD (+?) 30m max VI+(obbl. VI/A2)

Il tiro e’ stato aperto e chiodato dal basso senza l’ausilio di corde fisse, cliffhanger o altro, un rack di friends da una parte, martello e chiodi dall’altra :)

La variante attacca la placca direttamente sopra le roccette di collegamento tra L8 e L9 e sale dritto per dritto in verticale una decina di metri in basso a destra rispetto all’attacco di L9.

Dalla base si vede un chiodo di colore verde sopra un risalto leggermente strapiombante, lo si raggiunge leggermente da destra e si punta il prossimo  chiodo anch’esso di colore verde circa 4 metri piu’ in alto, piazzato alla base di una bellissima dulfer che si sale completamente. Si protegge benissimo a friends medi (1-1,5 bd.) o a nut grandi.
Finita la dulfer si prosegue  lungo una spaccatura che sale in alto a destra (chiodo grigio), all’altezza del chiodo stesso si traversa 2 metri a dx per poi salire in verticale (delicato) puntando l’evidente spaccatura sotto la pancia strapiombante (2 chiodi ravvicinati, 1 a “v” sulla spaccatura e 1 piatto poco piu’ in basso a destra).

La pancia si attacca verticalmente sopra al chiodo nella spaccatura inseguendo in netto strapiombo una serie di tagli orizzontali che si sfruttano come buoni appigli per le mani. Dopo il primo passo di forza si trova un chiodo color inox e poco sopra di esso sui tagli orizzontali e’ possibile proteggersi con friends medio-grandi (2-3 bd.).

Dopo la serie di tagli orizzontali si traversa un metro a destra e su buoni appigli ma sempre in strapiombo si raggiunge la cima di un evidente pilastrino.
Da li’ in poi piu’ facilmente fino a una cengetta con un alberello con cordino (zero chiodi, eventualmente proteggibile con friends medi) e oltre l’ultimo risalto roccioso fino a una cengia ben piu’ grande dove si puo’ sostare su un enorme albero.

NB: questa variante e’ decisamente piu’ difficile della via originale e prevede un livello di ingaggio parecchio maggiore, su 30 metri di sviluppo ci sono infatti 5 chiodi (chiodi, non spit) e il resto va protetto aleatoriamente, compreso lo strapiombo di 6a. Bisogna mettere in conto dei runout tra i 5 e i 7 metri sui passaggi meno compicati. Oltre a cio’ va valutato che la roccia su questo tiro e’ praticamente vergine, al momento in cui scrivo esso e’ stato percorso 5 volte (non per dire poche eh, proprio 5 volte di numero. Compresa l’apertura.) questo significa non che ci sia “rischio” di rompere qualche appiglio, ce n’e’ quasi certezza.

Per questi motivi la ripetizione di questa variante e’ consigliata solamente a chi padroneggia sia il grado che le tecniche di protezione aleatorie.

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DISCLAIMER: non si salgono le montagne da soli. No! Nemmeno con la merda metereologica, tantomeno da soli E con la merda metereologica. Se lo fate e muorite, poi non dite eh l’avevo letto su antisocial che senno’ vi meno. Un’altra cosa che non si fa’ e’ chiodare dal basso le vie di VI grado :)

 

Le vergini delle rocce

Cosa commentare a cotanta roba? Un paio di precisazioni al massimo: nella prima immagine notare soprattutto la cazzimma, il rocchenroll e la calma serafica con cui viene affrontata la discesa in moulinette, la prima della vita, e chi l’ha provato lo sa che non e’ un momento facile…

Della seconda immagine notate la catena 1 metro sopra all’ultimo chiodo, notate la corda che sale e deducete pure che la ragazza va da prima :)

Siamo alle placche delle ferriere, a Fiorino in val Cerusa.

Gran Paradiso, quasi-invernale

[le premesse di questi 2 giorni sono qui]
[e leggete il disclaimer in fondo]
[e piantatela di pigliarmi per il culo delle madonne]

L’invernale vera davvero l’ho mancata per 2 giorni, il 23 marzo e’ senza alcun dibattito primavera ma sono soddisfatto lo stesso, anche perche’ c’era 1 metro di powder per terra per cui le condizioni primaverili sono fatte diverse, ecco…

La “galleria” quassu’ sono screenshottini di un video, perche’ la macchina fotografica per fare le foto fiche non me la sono portata e l’ipod non fa le foto ma solo i videi. E io i videi colla mia faccia su internet non ce li metto perhe’ mi vergogno.

A differenza delle altre volte bisogna dire che BUONE relazioni di salita in condizioni invernali o quasi NON le ho trovate sulla internet, qui parlano tutti di “seguite le tracce”, “il comodo sentiero”, “l’evidente via”, “le frontali degli altri alpinisti”. E sticazzi delle tracce, se c’e’ 1 metro di neve il sentiero dove sta? E le tracce? E se sei da solo le frontali degli altri dove stanno?

Io ho trovato che la cosa piu’ utile per capire da che parte andare dalla macchina al rifugio sia l’immagine satellitare di google maps. Una roba cosi’ da cui si capisce che al casottino si deve girare a sinistra, oltre il ponte e poi subito su’. Lo zigzag che si vede dall’immagine e’ il famoso sentiero…

Dal rifugio in su’, con alle spalle il rifugio estivo e guardando l’invernale si va secchi a sinistra, puntando al centro della prima morena, la si sale e ci si infila nel canale tra questa morena stessa e la prossima, si gira a destra dentro al canale e lo si segue finche’ esso non finisce contro una barra rocciosa. A quel punto a destra comincia l’evidentissimo nevaio che ricopre il ghiacciaio. Lo si taglia in diagonale in alto a destra, quando spiana risultera’ evidente la prossima salita ripida che porta in cima alla schiena d’asino, poi spiana di nuovo ma da li’ la madonnina si vede gia e l’immane e orribile seracco da aggirare a destra per arrivarci sotto anche.

Molta sbatta. MOLTA. Soprattutto quando a ogni passo si affonda fino al ginocchio. Anche parecchia soddisfazione pero’…

Ah e i videi, certo :) IMG_0018IMG_0016


 

DISCLAIMER: non si salgono le montagne da soli. No! Nemmeno con la merda metereologica, tantomeno da soli E con la merda metereologica. Se lo fate e muorite, poi non dite eh l’avevo letto su antisocial che senno’ vi meno.

 

Dove? Da dove? Che via? Quando?

[Leggete il DISCLAIMER in fondo. E’ importante.]

Questo e’ un originale progetto di “crowd safety”. O almeno lo sarebbe se io facessi di queste supercazzole a caso manco fossi un neolaureato in scienze della fuffa. In realta’ sarebbe che lascio detto a tutti voi dove venirmi (o meglio mandarmi) a cercare se non mi faccio sentire per domenica sera…

Mi viene in aiuto nell’esemplificazione di cio’ uno dei piu’ fiki fumettari de internet che c’e’ in giro al giorno d’oggi (o forse era il giorno di ieri e io sono indietro…) che, tra le altre bellissime cose che fa, si e’ speso per spiegarci come sarebbe dovuto finire il film 127 hours. Il fumetto e’ qui.

Bando alle ciancie. Il piano e’ partire da Pont Valsavarenche e piu’ in particolare dal parcheggio dell’hotel Gran Paradiso a meta’ mattina di sabato 17/03 e attaccare il sentiero che porta al rifugio Vittorio Emanuele II. Dal rifugio poi si parte intorno alle 5:00 per la vetta seguendo la “normale”, costeggiando la morena, su per il ghiacciaio, oltre la schiena d’asino, accanto al Roc e in vetta. Giu’ per la via di salita, pausa ripiglio al rifugio (le 13:00 max) e giu fino all’auto. Circa le 15:00, 16:00 max. Durante tutto cio’ non ci sara’ copertura gsm di alcun tipo.

Il sole a quelle latitudini quel giorno li’ tramonta sulle 19:09. Quello e’ il limite invalicabile per essere a tiro della civilta’, se alle 19:30 di domenica 18/03 non mi sono fatto sentire in nessun modo chiamate i soccorsi. Dite loro la via di salita prevista e i tempi.

Grazie :)

 

DISCLAIMER: non si salgono le montagne da soli. No! Nemmeno con la merda metereologica, tantomeno da soli E con la merda metereologica. Se lo fate e muorite, poi non dite eh l’avevo letto su antisocial che senno’ vi meno.

 

Via 11 giugno – val cerusa

Mi fregio di copincollare la relazione di una nuova via alpinistica scoperta, chiodata e aperta da amici fraterni e con la complicita’ dello scrivente e della banda di scappati di casa con i quali si arrampica di solito. Gipsy climbing alla riscossa!

Torre Laura, Via 11 giugno, 130mt, max V

Storia: dopo rocca du fò e le continue esplorazioni degli angoli più selvaggi della Val Cerusa, la scoperta di questo piccolo Drus della valle ci ha convinto del fatto che dì lì sarebbe potuta nascere una o più vie. E così è stato. Arrampicare su queste rocce, però, necessita familiarità con la roccia ligure (serpentinite). Occorre pertanto sapere che essa può essere molto solida in alcuni tratti quanto friabile e instabile in altri. E’ pertanto necessario approcciarla con prudenza e calma, tastare gli appigli e controllare la chiodatura. Con questi accorgimenti, l’arrampicata può di certo presentare aspetti di grandissima soddisfazione in un ambiente selvaggio e quasi incontaminato proprio alle spalle di Genova.

Avvicinamento: dal parcheggio antistante il cimitero di Fiorino si segue la strada asfaltata in salita (con sbarra di divieto di accesso ai non residenti) fino alle Case Soggi. Da qui si seguono i segnavia “rombo rosso” per 20min circa. Si oltrepassa Pian della Biscia (ometti in pietra e rombi rossi) si segue il sentiero molto panoramico fino ad arrivare sotto l’evidente torre sulla sx. Si rimonta un breve canale erboso, si piega a dx fino ad arrivare ad una placca iniziale segnalata da un chiodo rosso e dal nome della via.

[ndr: Fiorino da oggi in poi sara’ nota come la Cervinia della val cerusa :)]

I: si sale verticalmente per circa 20 mt poi si devia verso dx dentro un diedro seguendo i chiodi (V). Si rimonta il diedro fino alla sosta posta su cengia sulla sx. (25mt, IV con un passaggio di V, 5 chiodi);

[ndr: il chiodo sulla sinistra prima di entrare nel diedro e’ in una certa misura “sviante”. Vale la pena moschettonarlo in punta di piedi, scendee di un passo e traversare a dx all’inizio del diedro]

II: si risale il canale a dx della sosta tendendosi sulla rocce a sx, si obliqua a dx fino a raggiungere lo spigolo che si risale con buoni appigli fino alla sosta (20mt, IV, 4 chiodi);

[ndr: esposizione e panorama INCREDIBILI.]

III: dalla sosta ci si sposta con un passo a sx e si risale verticalmente seguendo lo spigolo con buoni appigli fino a raggiungere la sosta al termine del torrione (20mt, IV, 3 chiodi);

IV: si segue una cengia erbosa fino all’attacco di una facile e panoramica cresta che in 40mt circa conduce alla vetta (50mt, II, III, eventuali cordini su spuntoni).

[ndr: si puo’ fare 1 tiro sulla cengia e andare su’ per la cresta in conserva sprotetta avendo cura di passare la corda di qua’ e di la’ dagli spuntoni di roccia]

VARIANTE (dedicata a Vittorio Arrigoni): dalla prima sosta, obliquando a sx in leggera discesa su una facile cengia si giunge all’attacco di un meraviglioso diedro (sosta, 2 chiodi e cordino rosso). Da qui parte il primo tiro della variante del diedro:

II bis: si attacca e si segue integralmente il diedro fino alla sosta oltre il suo bordo superiore su comodo terrazzino (15 mt, molti chiodi. Infatti il tiro è stato aperto dal basso in artificiale. Manca quindi ad oggi una realistica valutazione del grado in libera, che è comunque intorno al VI);

[ndr: questo tiro vale il viaggio. Non solo da Genova, varrebbe il viaggio anche da Roma. In via ci sono almeno 13 chiodi che sono un’enormita’. Poi pero’ sali e come per magia li moschettoni tutti. Questo tiro ha una ripetizione in libera “sporca” (1 resting e mezzo) fatta una domenica d’inverno con un freddo porco e 30 nodi di tramontana, il grado proposto e’ VII UIAA. Provare per credere. ]

III bis: si risale una spaccatura nella roccia, seguendo i chiodi e obliquando a sx. Si arriva ad una placca impegnativa e da lì in breve con arrampicata più facile e lievemente abbattuta si arriva alla sosta sulla cengia (25mt, IV, 5 chiodi). Importante: questo ultimo tiro (dal quale si prosegue fino in vetta con l’ultimo tiro della via originale) alterna tratti di roccia buona e compatta ad altri di roccia instabile e lame mobili!

Tutte le soste sono attrezzate con 2 chiodi, cordone e maillon.

Breithorn occidentale [my cock can walk right though the door]

DISCLAIMER: non si salgono le montagne da soli. No! Nemmeno con la merda metereologica, tantomeno da soli E con la merda metereologica. Se lo fate e muorite, poi non dite eh l’avevo letto su antisocial che senno’ vi meno.

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Ho fatto il 4000 piu’ “facile” (ahahah.) delle Alpi, e siccome era “facile” (ahahah.) l’ho fatto in solitaria e con una finestra di tempo “buono” di 1 ora che mi si e’ chiusa in faccia dopo 30 minuti.

Virgoletto “buono” perche’ questa valutazione e’ graficamente rappresentata nell’immagine qui a fianco, che sembra un orrido blob grigio ma in realta’ guardando al fondo c’e’ un paio di figurette umane a qualche decina di metri. Sullo sfondo ci stanno i 3 Breithorn e le vette del Rosa. Belli eh? :)

Va da se che quella che di solito e’ piu’ che una traccia, un sentiero affollatissimo scavato nella neve compatta questa volta era un nastrino appena visibile che il nevischio incessante tendeva a ricoprire di continuo.

La frequentazione e’ compatibile con le condizioni, ho incrociato 4 o 5 cordate che scendevano un po’ basite e ho superato un gruppo di 8 tedeschi. Sono quelli di questa foto qui accanto, presa dalla vetta mentre loro sbucano, la finestra e’ in decisa chiusura…

Poi ho superato una cordata di spagnoli basitissimi, mi sono anche curato di fargli da guida in discesa perche non si vedeva a un palmo dal naso, nevicava forte e erano oggettivamente degli scappati di casa, questo mi ha permesso di accumulare karma in quantita’ sufficente a farci tornare agli impianti tutti in un pezzo :)

Sono questi qui, si chiamano Juan e NonLoSo, se vi riconoscete fate un fischio :)

Anche la prossima foto e’ solo apparentemente un blob grigio, in realta e’ la cresta sommitale e serve per avere un’idea della visibilita’ :)

 

Ci starebbe a questo punto una foto di me in vetta ma mi sa che mi vergogno troppo per mettere la faccia sulla internet autocelebrativamente per cui nisba almeno per adesso, magari mi piglio meglio in futuro.

Il sottotitolo lassu’ tra [quadre] e’ un verso di “Cigaro” dei System of a Down, dall’album Mezmerize. E si ascolta, per esempio, qui

Dent d’Herens [siamo cosi forti,fragili e minuscoli]

Nella prima foto e’ quello a destra in primo piano, quello dietro a sinistra e’ il Cervino che sara’ (spero) un’altra storia da raccontare presto. Per ora questa che e’ gia abbastanza…

Le altre foto sono fatte dalla via di discesa :)

Come al solito non mi metto a riscrivere l’ennesima relazione della salita che ce ne sono di bellissime anche su internet e farei dei doppioni fatti peggio, quelle a cui abbiamo fatto piu’ riferimento sono questa, questa che piu’ di una relazione e’ un fotoracconto e mi permetto di segnalare anche un  video: Dent d ‘Hérens 4171m. – Cresta Tiefmatten (clic destro e apri in nuova tab senno’ si scassa tutto) che ha fatto tale Beppe Furigo che e’ uno notevole, cercatevi i video di fakiro777 su youtube e ditemi…

1. la mossa di spezzare l’avvicinamento in 2 pezzi e’ una buona mossa. Si arriva il giorno 1 al rifugio Prarayer dopo 1 ora circa di noiosa marcia ai bordi del lago artificiale in cima alla Valpelline, accanto alla diga del quale si parcheggia. La prima notte a 2000 metri fa parecchio comodo per l’acclimatamento, e anche abbastanza comodo fa spezzare l’avvicinamento al vero punto di partenza per l’ascensione che e’ il rifugio Aosta, solo 800 metri piu’ su ma distanti 3 ore abbondanti di marcia (secondo il CAI, in realta’ ce ne abbiamo messe 2,5) e un pezzo di ferrata… Palle sovrumane.

2. domenica, il giorno che siamo arrivati all’Aosta, ha fatto brutto tempo tutto il di’, pioggia, grandine e ventaccio. Tutti quelli che hanno tentato la vetta in quel giorno sono tornati indietro e si vocifera di verglass sulle creste. Uno spasso… Uno spasso aspettare di capire se e’ il caso di partire o no, se e’ il caso di scegliersi un’altra via o no, uno spasso sentire i racconti di quelli in discesa… Uno spasso.

Il commento che chiude la giornata e’ stato “che ci andremo a fare sul dent d’herens… per fare tutto ‘sto sbattone tanto valeva fare il cervino”. Fatto dall’unico istruttore del CAI presente che ha fatto tutteddue. Uno spasso…

3. E fu sera e fu mattina,  si parte, alle 3:30 del mattino con le frontali e lo zaino carico. La prima ora e’ un pietraio dimmerda, i rifiuti del ghiacciaio delle grand murailles, poi finisce il pietraio e inizia il ghiacciaio, e dopo 1 ora a schivare i crepacci si arriva sotto al colle tiefenmatten ovvero qui:

Le corde fisse servono a proteggere un saltone di roccia molto brutto e molto “marcio” per cui a parte il primo che passa, quelli dietro si pigliano scariche di sassate in faccia dal primo passo all’ultimo. Tecnicamente facile, c’e’ solo 1 passaggio un po’ di forza all’inizio e un passaggio esposto in cima quando finiscono le corde prima di arrivare al colle vero e proprio. Tutto sommato un posto brutto e scomodo, dove se non si macina abbastanza un gruppo numeroso puo’ perdere davvero tanto tempo prezioso.

4. la cresta vera e propria parte dal colle e va a morire all’inizio del nevaio, e’ lunghissima, non finisce mai. Pero’ c’hai le murailles da una parte e la dent blanc dall’altra che sembrano a 100 metri, uno spettacolo. Tecnicamente i passaggi da fare a tiri sono 2 o 3 dipende da quanto uno se la sente calda, sono facilmente individuabili (in uno all’inizio c’e’ anche un cordone incastrato su uno spuntone…) dal fatto che saltano dei gendarm, sono lunghi una trentina di metri e sono max III+. In tutta la cresta ci stanno 2 chiodi. 2 eh, non per dire pochi, proprio per dire che prima ce n’e’ 1, poi un altro e BASTA.

Dice, pero’ e’ facile, e sticazzi che e’ facile, ce lo so che e’ facile, pero’ 3500 metri si sentono tutti, e poi gli scarponi, i guanti, la piccozza, lo zainone, il ghiaccio nelle tacche, centinaia di metri di esposizione… Non e’ esattamente come a Finale in shorts e scarpette.

E poi la cresta finisce, e inizia il nevaio.

5.  ‘sto nevaio comincia intorno ai 35-40° per poi impennarsi sempre piu’ fino ai 60° sotto al suo camino terminale. 600 metri di dislivello con il tempo in rapidissimo deteriorarsi, vento in faccia, nevischio addosso e a coprire le tracce. Bene, ma non benissimo. E poi sappiate che sul camino terminale (una cinquantina di metri VERAMENTE ripidi.) non e’ vero che ci stanno le soste a spit come dicono alcune relazioni.

6. col camino finisce questo maledetto nevaio e da una selletta comincia la cresta terminale, si e’ sui 4000 metri e spicci e e’ un posto agghiacciante, quasi 2000 metri di esposizione per parte e la cresta di misto li’ davanti che ti aspetta. Abbiamo aspettato uno spiraglio di “buono” e siamo partiti a sparo per la cresta, una cavalcata a testa bassa senza mettere nemmeno una protezione, su passaggi di ghiaccio larghi un palmo, su placchette verglassate quasi verticali e saltoni di granito, finche non si arriva a una crestina un filo piu’ larga che sale, sale e poi spiana e poi scende e poi sei arrivato.

Quella cresta li’ coi ramponi, la roccia vetrata, le creste di neve, il vento e la neve in faccia, Cervinia sotto i talloni  2100 metri sotto i talloni e’ stata di sicuro una delle esperienze piu’ forti ever. Il cervello nel frullatore :) (dal minuto 2:40 del video linkato sopra)

“Non andare fuori di testa” e’ il mantra che mi ha accompagnato nelle ultime centinaia di metri, me l’ha detto Armando Antola (istruttore del CAI, ottantadue 4000 sulle alpi, due 8000 ecc, mica un cretino qualsiasi )quando abbiamo incrociato la sua cordata che scendeva mentre noi salivamo, all’inizio della cresta. Senza mantra, ero ancora li’ :)

7.  poi giu sulla cresta terminale, giu sul nevaio, 7 doppie per evitare la tiefenmatten in discesa, giu dal ghiacciaio, giu dalla pietraia, mezz’ora di relax in rifugio, giu dalla ferrata, giu dal sentiero fino al prarayer e attorno al lago artificiale fino al parcheggio. Alle 23:00 dopo 20 ore in ballo.

Non sono mai stato cosi’ stanco in vita mia :)